Dopo l’era vichinga, la fondazione del Regno ha inizio intorno all’anno 1000, quando le diverse regioni del Paese, che prima erano indipendenti, costituiscono un complesso il cui baricentro, focalizzato nella regione di Uppland, gravita anche nelle regioni circostanti di Västergötland, di Östergötland e della Valle del Mälaren.
Dalla metà del 1100 le dinastie di Sverker e di Erik si contendono duramente il potere del Paese, che dal 1160 al 1250 passa in modo alterno dall’una all’altra; le regioni continuano ad essere unità amministrative autonome, dotate di proprie leggi, di apparati giudiziari propri (“ting”) e giudici.
È soltanto nel tardo 1200, grazie all’istituzione di unità amministrative provinciali, che il re è veramente in grado di far valere gli interessi del potere centrale e di imporre leggi e decreti validi per tutto il regno. E’ del 1280 il decreto di Magnus Ladulås che comporta la nascita di un ceto nobile esente da imposte, e quindi di un’organizzazione sociale di tipo feudale; nasce così anche il Consiglio reale, composto dai rappresentanti della chiesa e dell’aristocrazia. Nel 1350, durante il regno di Magnus Eriksson, alle leggi regionali subentra una legislazione valida su tutto il territorio del regno.
Durante il 1300 si registra un aumento delle attività commerciali e nei successivi 200 anni, fino alla metà del 1500, la vitalità degli scambi commerciali con la Lega Anseatica domina la piazza svedese, portando alla fondazione di numerose città. Nella seconda metà del 1400 la siderurgia, in crescita nelle regioni centrali del Paese comincia ad esercitare un influsso sempre maggiore sulla vita economica nazionale.
Nel 1389, per motivi di consanguineità e di ereditarietà, il potere reale di Danimarca, Norvegia e Svezia confluisce nelle mani della regina danese Margareta. E’ sotto la sua guida che nel 1397 nasce l’Unione di Kalmar che dura fino al 1521. Una serie di conflitti, legati alle mire di unità nazionale nonché ai relativi interessi economici connessi alla Lega Anseatica, portano al Massacro di Stoccolma del 1520, in cui il re danese Kristian II, capo dell’Unione fa giustiziare 80 dignitari svedesi. Scoppia la rivolta e, detronizzato Kristian II nel 1521, un nobile svedese prende il potere: è Gustav Vasa, che nel 1523 sale al trono della Svezia.
È durante il regno di Gustav Vasa (1523-1560) che si gettano le fondamenta dello stato nazionale. La Chiesa viene nazionalizzata e i suoi beni passano allo Stato; così si procede successivamente alla realizzazione della riforma protestante. Contemporaneamente l’amministrazione viene organizzata sulla base del modello tedesco e il potere si concentra nelle mani del re.
Sul fronte della politica estera, a partire dal fallimento dell’Unione con la Danimarca e la Norvegia, la Svezia, che tende a conquistare l’egemonia del Baltico, è impegnata fino al 1560 in ripetuti conflitti bellici con la Danimarca. Dopo il consistente intervento a fianco dei protestanti nella Guerra dei Trent’anni (1630), la Svezia sconfigge la Danimarca in due conflitti (1643-45 e 1657-58) e ne ottiene le regioni di Scania, Halland, Blekinge e l’isola di Gotland; contemporaneamente annette al suo territorio, prendendole dalla Norvegia, le regioni di Bohuslän, Jämtland e Härjedalen. Dopo la Pace di Westfalia (1648) e dopo la Pace di Roskilde, stipulata con la Danimarca nel 1658, la Svezia, che comprende la Finlandia e si estende ora in alcune province dell’attuale Regione Baltica e della Germania del Nord, è diventata una grande potenza nel Nord dell’Europa.
In seguito invece alle sconfitte subite durante la grande guerra nordica contro Danimarca, Polonia e Russia (1700-21), la Svezia perde moltissime delle sue province al di là del Baltico ed è ridotta grossomodo entro quelli che sono gli attuali confini di Svezia e Finlandia. Durante le guerre napoleoniche la Svezia perde anche la Finlandia, che passa alla Russia, oltre agli ultimi possedimenti in Germania del nord. Nel 1814 il successore al trono Karl Johan (Jean Baptiste Bernadotte, il quale ha preso il nome di Karl Johan quando è stato eletto nel 1810 successore al trono) riesce a farsi compensare per le perdite subite costringendo la Norvegia a stringere con la Svezia quell’Unione che, dopo molti conflitti interni, viene sciolta in forma pacifica nel 1905. In seguito a quella breve guerra con la Norvegia, combattuta proprio nel 1814 in occasione della nascita dell’Unione, la Svezia non è stata più coinvolta in alcun conflitto bellico.
Nel 1818 Karl Johan sale al trono col nome di Karl XIV Johan (1818-1844) e da allora la dinastia dei Bernadotte regna in Svezia.
Nel 1866 una riforma del sistema di rappresentanza comporta l’abolizione dell’ormai obsoleto Parlamento dei Quattro Stati (nobiltà, clero, borghesia e contadini), nato nel XV secolo, che viene quindi sostituito da un Parlamento Bicamerale che resterà tale fino all’istituzione del Parlamento Unicamerale nel 1971.
Una delle caratteristiche della Svezia dell’800 consiste nell’affermarsi di forti movimenti popolari. Il movimento dei lavoratori, sviluppatosi nel tardo ‘800 al passo col processo di industrializzazione del Paese, assume all’inizio del ‘900 un carattere riformistico, e già nel 1917 i rappresentanti dei Socialdemocratici entrano in Parlamento. Parallelamente all’affermarsi del parlamentarismo, si crea l’istituto del suffragio universale, prima per gli uomini (1909) e poi per le donne (1921).
Da quando i Socialdemocratici assumono il potere negli anni ’30, parte la pianificazione di quella società del benessere che vedrà la sua realizzazione più compiuta dopo la seconda guerra mondiale. Con una breve interruzione nel 1936, il Partito Socialdemocratico è stato al potere dal 1932 al 1976, talvolta in coalizione col Partito Agrario (che più tardi ha assunto il nome di Partito di Centro).
Nel 1982, dopo sei anni di governo non socialista (1976-1982), il Partito Socialdemocratico torna al potere conservandolo fino alle elezioni del 1991. Alla consultazione elettorale del 1991 i partiti non socialisti conquistarono la maggioranza e formarono un governo di coalizione quadripartitica.
Il Partito Socialdemocratico torna al governo in seguito alle elezioni del 1994 e conserva il potere fino al 2006. Le elezioni politiche del settembre 2006 hanno infatti restituito una maggioranza di centro-destra, composta da una coalizione di quattro partiti conservatori: Moderato, Liberale, Centro e Cristiano-democratico. Essa e’ stata riconfermata alle ultime elezioni del settembre 2010 quando il Partito Socialdemocratico ha perso, per la seconda volta consecutiva, le elezioni cui si era presentato in coalizione con il Partito di Sinistra (ex comunisti) e i Verdi.