Cari Connazionali,
in questi giorni tutti noi stiamo trascorrendo le giornate con livelli di ansia e preoccupazione probabilmente mai sperimentati prima. Ci preoccupa soprattutto il senso di impotenza di fronte ad un pericolo che ha già messo a repentaglio la nostra quotidianità e crea angoscia sul destino dei nostri affetti più cari. In questi giorni, come potete immaginare, l’Ambasciata ha dovuto fronteggiare una situazione eccezionale che nemmeno nei manuali di formazione più all’avanguardia è stata prevista. E come spesso accade, quando l’essere umano di trova ad affrontare sfide di questo tipo, deve tirar fuori il meglio di sé. In questi giorni abbiamo assistito, quasi con cura materna, centinaia di nostri connazionali in Svezia temporaneamente per studio, vacanza o affari. Ad ognuno di loro ed alle loro famiglie in Italia abbiamo cercato di infondere fiducia e tranquillità: “tutto andrà bene” è stato il nostro “motto” e speriamo davvero di aver risposto adeguatamente a tutte le richieste che ci sono state rivolte: quando non lo abbiamo fatto, ce ne scusiamo sinceramente.
Siamo stati pronti ad ascoltare anche le richieste della nostra comunità residente in Svezia. Molti di voi ci hanno manifestato i loro dubbi e timori su come in Svezia si stia affrontando la situazione di pericolo. Oggi anche i quotidiani italiani hanno pubblicato articoli ed editoriali sulla c.d. anomalia svedese. In realtà, non si tratta di anomalia se si conoscono bene i cardini del funzionamento di questa società. Mi riferisco, in particolare, a quello che la lingua svedese definisce “Samförståndspolitik” (politica del consenso), una sorta di coinvolgimento nelle decisioni cruciali di tutte le componenti della società: un modello probabilmente unico al mondo che oggi viene messo alla prova, anch’esso, in questa eccezionale e drammatica situazione. Il Governo svedese non ha adottato decreti o leggi speciali per l’isolamento sociale ma ha rivolto semplici raccomandazioni: la stragrande maggioranza di chi vive in Svezia le ha osservate, tenendo soprattutto fuori da tali contatti le parti più deboli, come gli
anziani. Se guardiamo oggi le strade di Stoccolma, le troveremo sostanzialmente deserte come quelle di Roma, Milano, Parigi o Madrid. Vi invito quindi a seguire con estrema attenzione le raccomandazioni rivolte alla popolazione dalle competenti Autorità locali, perché solo con atteggiamenti responsabili di ognuno di noi riusciremo a vincere questa battaglia.
Rivolgo un pensiero commosso al nostro Paese ed al coraggio della sua gente, emerso prepotente in queste tragiche ore. Facciamo spesso riferimento, per replicare ad atteggiamenti di derisione o per esaltarci in un momento di gioia, alla nostra gloriosa storia ed eredità culturale che indubbiamente non ha eguali al mondo. Ebbene, tutti quegli eroi che nei secoli hanno reso grande il nostro Paese, ci stanno guardando in queste ore: piangono nel vedere le nostre città, i nostri piccoli borghi funestati da tragedie e dolore. La loro infinita schiera è oggi nutrita anche dai nuovi eroi di questa battaglia: sono i medici o infermieri che muoiono per aver fatto solo il loro dovere; sono i “nonni” che, dopo tanto vissuto, avrebbero meritato ben altri addii; sono insomma tutti quelli che fino a ieri sorridevano e che oggi non ci sono più. Ce la faremo, ma saremo diversi perché saremo coscienti di questo triste fardello e molto più pronti alla solidarietà ed alla condivisione della felicità.
Molti infine mi hanno segnalato alcuni articoli o interventi in cui il nostro Paese è stato denigrato o deriso, con il ricorso a sterili, quanto inutili stereotipi. Io stesso sono intervenuto con interviste o comunicati stampa pubblicati anche sulla rete. Ho deciso, nei casi segnalatimi e salvo casi estremi in futuro, di non intervenire più pubblicamente perché il mio ruolo è quello di costruire ponti, non di abbattere steccati. Se volete, a chi eventualmente si renderà responsabile di episodi riprovevoli, ricordategli che la sfida al coronavirus si affronta tutti insieme, senza se e senza ma, perché il virus non conosce frontiere, né si ritrae davanti alla eccellenza o meno di un sistema sanitario rispetto ad un altro. Il virus si sconfigge mettendo insieme gli sforzi per trovare un vaccino o delle cure palliative. E lo si sconfigge anche con esempi concreti di solidarietà e di umana “pietas”. E mi fa piacere leggere, proprio mentre vi scrivo, il tweet della Ministro degli esteri Ann Linde con cui esprime gratitudine per gli eroici sforzi messi in atto dal personale sanitario in Italia in questi drammatici frangenti. Grazie Ministro, a nome di tutti gli italiani!
Con i miei saluti più affettuosi.
Mario Cospito