Si è preso nota delle affermazioni, riportate su Aftonbladet domenica 24 maggio u.s., dell’epidemiologo di Stato Dr. Anders Tegnell, secondo cui
“In un Paese moderno e ricco come la Svezia avremmo dovuto proteggere meglio gli anziani, facendo riferimento alla situazione al tempo in Cina ed Italia, entrambi Paesi con meno risorse della Svezia per gestire una pandemia. La Svezia come societá avrebbe potuto gestire meglio la pandemia”.
Purtroppo, come già fatto in altra occasione, questa Ambasciata si trova costretta a contestare la veridicità di tali affermazioni sulla base non di generiche affermazioni, ma di dati statistici confermati dalle più importanti Organizzazioni Internazionali nella materia, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’OCSE.
Secondo l’OMS, il Sistema sanitario nazionale italiano si colloca al secondo posto al mondo come efficienza e funzionalità, dopo la Francia: la Svezia, in tale classifica, si colloca al 23mo posto.
L’aspettativa di vita alla nascita per l’Italia (83,4 anni) è la seconda al mondo dopo la Spagna; per la Svezia è 82,2 anni.
Il numero di letti ospedalieri ogni mille abitanti in Italia è di 3,4, mentre in Svezia è di 2,2.
Il numero di Unità di Terapia Intensiva in Italia è di 5.100 ma la recente pandemia ha dimostrato che si possono raddoppiare. In Svezia, considerando la popolazione, i posti sono la metà rispetto a quelli italiani.
La spesa per la salute in Italia, pur con le difficoltà di bilancio del Paese, raggiunge il 6,5% del PIL, in linea con la media OCSE del 6,6% ed è stata pari a 115 miliardi di euro nel 2019 (circa 1200 miliardi di SEK).
L’Italia ha dovuto per prima affrontare l’emergenza COVID-19, senza avere alcun punto di riferimento e con scarsa se non nulla solidarietà da parte di altri Paesi. Il Sistema sanitario è stato posto di fronte ad una sfida epocale e con grandi sacrifici, anche in termini di vite perse tra medici ed infermieri, il Paese è riuscito a dare le risposte richieste e si avvia al contenimento dell’epidemia: ieri, 26 maggio, i nuovi contagi sono stati 397 ed i decessi 78, mentre in terapia intensiva i numeri sono oggi inferiori a quelli dell’inizio dell’epidemia.
I lutti sono stati tanti, troppi, così come il dolore e la sofferenza della Nazione italiana. Ma l’impegno dei medici, degli infermieri e di tutto il personale sanitario è stato encomiabile, così come pronte sono state le risposte delle Autorità nazionali e locali e della popolazione. Oggi, come ieri, siamo fieri di essere italiani per aver saputo reagire ad una sfida epocale con la forza del nostro sapere e con le armi della nostra pietà. E tutti, fuori dall’Italia, dovrebbero avere solo parole di elogio e di solidarietà per il nostro Paese, per la nostra gente: anche perché, abbiamo concesso agli altri, anche alla Svezia, quel tempo che a noi è stato negato da un beffardo destino.